Negli ultimi anni, sempre più persone si rivolgono a figure professionali diverse per affrontare dolori muscoloscheletrici, rigidità articolari o disturbi legati alla percezione e al controllo del movimento. Tra queste, fisioterapisti e osteopati sono spesso confusi o messi sullo stesso piano. Ma se il contatto umano può sembrare simile, le basi teoriche e gli approcci clinici raccontano una storia molto diversa.
Capire queste diversità è importante per fare scelte consapevoli e basate su ciò che davvero può fare la differenza nella propria salute.
La fisioterapia: scienza, movimento e autonomia
La fisioterapia moderna si fonda su evidenze scientifiche solide e in continua evoluzione, ed è guidata da un approccio biopsicosociale alla salute: il dolore e la disfunzione non sono considerati solo come problemi “meccanici”, ma come esperienze complesse, influenzate da fattori biologici, psicologici e sociali.
Il fisioterapista non è più “colui che manipola”, ma un professionista sanitario che lavora in modo attivo, collaborativo e orientato agli obiettivi. Promuove il recupero attraverso l’esercizio terapeutico, l’educazione, il sostegno all’autoefficacia (self-efficacy) e, sempre più spesso, una pratica psicologicamente informata.
A differenza di altri approcci, la fisioterapia dispone di strumenti clinici validati per misurare il cambiamento: scale, test funzionali, questionari standardizzati e indicatori oggettivi che permettono di monitorare nel tempo l’evoluzione del paziente. Questo consente di personalizzare il trattamento, valutarne l’efficacia in modo trasparente e orientare le decisioni terapeutiche su basi misurabili.
L’obiettivo non è solo ridurre i sintomi, ma restituire autonomia, migliorare la fiducia nel corpo e aiutare la persona a sviluppare strategie durature per affrontare con consapevolezza le sfide fisiche, emotive e funzionali. È un approccio centrato sulla persona, orientato al lungo termine e alla misurabilità dei risultati.
L’osteopatia: caratteristiche e approccio clinico
L’osteopatia nasce alla fine del XIX secolo e propone una visione del corpo orientata alla relazione tra struttura e funzione. Alcune delle sue teorie storiche, come la mobilità delle suture craniche o le “disfunzioni somatiche”, non trovano oggi un solido riscontro nelle attuali evidenze scientifiche, ma sono ancora presenti nella formazione e nella pratica di alcuni osteopati.
Questo non significa che l’osteopatia sia priva di valore o che chi la pratica non sia mosso da attenzione e cura verso i pazienti. Tuttavia, è importante sapere che molte delle spiegazioni utilizzate non sono oggettivamente verificabili o riproducibili, e che il rischio, in alcuni casi, è di medicalizzare eccessivamente condizioni benigne, alimentando timori o dipendenza dal trattamento.
Efficacia: cosa ci dice la ricerca?
Le revisioni scientifiche più aggiornate suggeriscono che l’osteopatia possa offrire benefici modesti in alcune situazioni, come il mal di schiena aspecifico. Tuttavia, questi effetti non risultano superiori a quelli ottenuti con interventi attivi, come l’esercizio terapeutico o la fisioterapia basata su evidenze. In diversi casi, l’efficacia percepita non si distingue significativamente da un effetto placebo.
Questo non sminuisce l’esperienza soggettiva positiva di alcuni pazienti, ma sottolinea l’importanza di distinguere tra percezione individuale ed efficacia clinica dimostrata.
In Italia: ruoli e confini professionali
Nel nostro ordinamento, l’osteopata è riconosciuto come professionista sanitario, ma non ha competenze cliniche autonome. Può operare su indicazione del medico, e solo in ambito non patologico, limitandosi al trattamento di disfunzioni somatiche escluse da cause organiche.
Il fisioterapista, invece, è un professionista sanitario abilitato alla gestione autonoma di condizioni cliniche in ambito preventivo, curativo e riabilitativo, secondo protocolli validati e in integrazione con l’équipe medica.
Due strade, due approcci
Fisioterapia e osteopatia rappresentano due approcci distinti. Entrambi possono offrire attenzione e cura, ma solo la fisioterapia si basa su un impianto scientifico condiviso, aggiornato e verificabile, orientato al coinvolgimento attivo del paziente.
In un’ottica di salute pubblica moderna, fondata sulla trasparenza, la collaborazione tra professionisti e la centralità della persona, è fondamentale scegliere percorsi basati su efficacia, sicurezza e responsabilizzazione del paziente.
Questo articolo ha finalità esclusivamente divulgative e non sostituisce il parere di un professionista sanitario. Le informazioni fornite sono basate su evidenze scientifiche attualmente disponibili.
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Edzard Ernst (2013). Osteopathy is based on little more than wishful thinking.
Fonti normative e giuridiche:
Legge 11 gennaio 2018, n. 3 – “Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali e disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie”.
Art. 4, comma 2 della stessa legge, in attesa del decreto attuativo per definire il profilo dell’osteopata.
TAR Lazio – Sentenza n. 12312/2023 – Ha confermato i limiti dell’attuale esercizio professionale dell’osteopata per evitare sovrapposizioni con professioni già regolamentate.
Decreto Ministeriale 14 settembre 1994, n. 741 – “Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale del fisioterapista”.




